Sono 46 le biblioteche statali d’Italia. Alcune sono monumenti storici e note ai più, altre rimangono nascoste e poco conosciute. Alcune abitano architetture contemporanee e polifunzionali, certe resistono in antiche abbazie o in sontuosi palazzi, altre ancora sono parte integrante di celebri musei o università. Alcune hanno il tocco degli artisti più importanti della storia italiana, altre vivono grazie ai lasciti dei collezionisti e intellettuali più generosi. In molte sono custoditi tesori antichissimi che raccontano il passato di un’editoria preziosa e amanuense, altre cominciano a conservare per la prima volta i capolavori della letteratura moderna e le sue evoluzioni in narrazione grafica e multimediale.
Il Ministero della Cultura le racconta tutte: attraverso tre campagne di comunicazione, inizia un viaggio alla scoperta dei 46 templi della lettura pubblica, per conoscere meglio un patrimonio ancora poco noto ma di inestimabile valore.
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La seconda tappa dell’itinerario è alla Biblioteca Universitaria di #Cagliari: istituita nel 1764 e aperta al pubblico nel 1792, è considerata la più importante della #Sardegna, con oltre 600mila unità bibliografiche, tra cui 6.103 manoscritti, 5.227 giornali e riviste, 238 incunaboli, 6.500 disegni, stampe, carte geografiche e cartoline.
Visitare la biblioteca non è solo un’immersione tra le bellezze di Palazzo Belgrano, monumentale complesso architettonico del ‘700 nello storico quartiere Castello, ma rappresenta per i lettori più curiosi un inaspettato viaggio tra gli ‘inganni’ della Storia: qui sono infatti ospitati i falsi più famosi nella storiografia sarda. Le “Carte d’Arborea”, «inizialmente datate nel 1200, furono create artificialmente a metà del XIX secolo dell’archivista Ignazio Pillito. Si tratta di documenti, cronache e poesie scritte in latino, italiano e soprattutto in un linguaggio fantastico, una inesistente lingua sarda medievale» racconta il direttore della Biblioteca, Martino Marangon, che riporta inoltre le parole del famoso storico Marc Bloch: «Il falso non può essere qualcosa di cui sbarazzarsi, come pensavano i positivisti, perché è anch’esso un’informazione storica».
Tra gli altri esemplari storici, la più antica edizione a stampa della “Carta de Logu”, la prima raccolta di leggi interamente in lingua sarda; il ‘Monstrorum historia’ di Ulisse Aldrovandi, imponente trattato scientifico con illustrazioni pubblicato nel XVII secolo, in cui il grande naturalista e botanico bolognese descrive deformità umane e animali, con una sezione sui mostri della mitologia e sulle credenze legate alla tradizione; e infine un antichissimo manoscritto della Divina Commedia, databile al XIV secolo, che presenta nel testo alcune terzine aggiunte e spurie.