Un cenno particolare merita il ragguardevole Fondo Baille, costituito da materiale documentario raccolto in gran quantità nel corso dei suoi numerosi viaggi in varie città italiane, dall’insigne studioso ed erudito, il Cavalier Ludovico Baille che, spinto dalla sua profonda passione per la ricerca storica della Sardegna, nelle sue frequenti visite presso archivi, biblioteche, collezionisti privati o antiquari, riuscì a procurarsi o anche a trascrivere un’apprezzabile mole di documenti, raccogliendo in questo modo singolari testimonianze scritte, riconducibili a diversi avvenimenti storici della nostra Isola.
Si tratta di una poderosa donazione bibliografica di diversa tipologia e di alto interesse storico e culturale, di documenti manoscritti e a stampa, carte sciolte originali o copie di documenti d’archivio, materiale documentario edito e inedito che dà corpo ad un cospicuo patrimonio di memorie, fonte essenziale per qualunque ricerca di storia locale.
Succeduto a Domenico Alberto Azuni nella direzione della Biblioteca Universitaria di Cagliari, Ludovico Baille resse le sorti di essa per ben 12 anni (1827-1839), impegnando tutte le sue forze alla realizzazione di una compiuta “Biblioteca sarda”, così come ebbe a definirla lo storico Pietro Martini nel “Catalogo della biblioteca sarda del cav. Ludovico Baille preceduto dalle memorie intorno alla di lui vita”.
Per disposizione testamentaria il Baille destinò appunto la sua ricchissima raccolta bibliografica alla Biblioteca Universitaria di Cagliari. Sopraggiunta la morte, fu il fratello Faustino, giurista e letterato di altrettanta notorietà, a compiere in sua memoria l’atto di donazione del suo prezioso lascito.
Tra i manoscritti del Fondo Baille, per provenienza e contenuti e, quale fonte fondamentale per gli studi della storia ecclesiastica di Sardegna, merita una particolare attenzione quello contrassegnato con la segnatura S.P. 6 bis. 4.7; si tratta di un piccolo codice miscellaneo membranaceo del XIII secolo, appartenuto alla Chiesa di Santa Maria di Cluso, residenza del vescovo in Santa Igìa (oggi Santa Gilla), capitale dell’antico Giudicato di Cagliari.
Nell’importante codice la presenza dell’ex libris “Iste liber exsit [sic] Sancte Marie de Cluso” attesta la sua provenienza, a tutt’oggi esso rappresenta l’unico manufatto conosciuto uscito dallo “scriptorium” di quella chiesa.
Rintracciato a Firenze grazie alle competenti ricerche di un illustre archivista che lo ritrovò nell’archivio privato di un nobile del luogo, il codice venne segnalato a Ludovico Baille che intesone l’intrinseco valore storico ne entrò subito in possesso.
In esso sono raccolti 26 testi di natura diversa, quali i decreti del Sinodo di Santa Giusta, alcune lettere del pontefice Onorio III a vari rappresentanti del clero sardo, inni liturgici, omelie, una ricetta medica per la preparazione di un unguento da applicarsi per la cura della febbre quartana, l’inventario degli argenti, libri e arredi sacri delle chiese di Santa Gilla, San Pietro e Santa Maria di Cluso.
In questo inventario sono elencate una serie di opere di diritto canonico ed ecclesiastico, testi biblici, opere utili allo studio dei Padri della Chiesa, testi per la celebrazione degli uffici divini e per le pratiche devozionali, ma anche libri di carattere scientifico, destinati alla erudizione profana dei chierici, tra i quali un “De abaco” per apprendere a far di conto e un “Lapidario”, un libro sulle pietre e sui presunti effetti terapeutici ad esse attribuiti sul corpo umano.
Nel database di Manus Online (MOL) puoi trovare la descrizione dei manoscritti conservati nelle biblioteche italiane pubbliche, ecclesiastiche e private.