L’ambizioso progetto sabaudo di rifondazione dell’Università di Cagliari, inserito nel processo riformistico voluto da Carlo Emanuele III, che a tal scopo istituì la Segreteria per gli Affari di Sardegna, affidandone la cura all’avvocato valsesiano Giovanni Battista Lorenzo Bogino, culminò nel 1764 con la pubblicazione a Torino, presso la Reale stamperia, dell’atto costitutivo della stessa Università, le “Costituzioni di Sua Maestà per l’Università degli studi di Cagliari”. Si rese pertanto necessaria la costruzione di una nuova sede, degna di ospitare la nascente istituzione. L’incarico di progettare il nuovo polo culturale, fu affidato a un giovane ingegnere militare piemontese, l’aristocratico Saverio Belgrano di Famolasco, capitano del Corpo di artiglieria. Esso comprendeva non solo il Palazzo dell’Università, ma anche il nuovo Palazzo del Seminario tridentino, e, tra i due edifici, un teatro, che non fu realizzato. Già a partire dal 1765 si diede avvio, sui Bastioni del Balice, nei pressi della Torre dell’Elefante, alla costruzione del complesso di architettura civile tardo-barocco più significativo di tutta l’Isola. Si iniziò con il Palazzo dell’Università; la prima intensa fase costruttiva, durata quattro anni, permise di inaugurare il primo lotto dei lavori con una solenne cerimonia svoltasi nel luglio del 1769. Nel 1772 si diede avvio ai lavori del Palazzo del Seminario, il cui primo lotto fu ultimato nel 1778. Al Belgrano, rientrato in patria già nel 1769, si succedettero, nella direzione della Fabbrica, diversi altri architetti militari piemontesi, tra cui il Viana, il Perini e il misuratore del Regno Carlo Maino, che apportarono delle varianti al progetto del Belgrano. I lavori continuarono a più riprese e durarono a lungo, fino al completamento avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento. I due palazzi costituiscono un complesso architettonico unitario, elegante e sobrio, con grandi portoni d’accesso, più elaborato e più ornato con motivi aderenti al rococò quello del Seminario, più essenziale, sormontato da un timpano curvilineo spezzato, quello dell’Università. I prospetti, scanditi da alte lesene, tra le quali si affacciano i tre ordini di finestre dei vari piani, sono caratterizzati dalla presenza di cornici aggettanti, modanature e timpani curvilinei. Dai portoni si accede ad ampi atri, illuminati da grandi vetrate ad arco, con affaccio sui cortili interni a pianta quadrangolare, in cui è presente un pozzo centrale. Dagli atri di entrambi i palazzi si accede ai piani superiori attraverso un austero scalone, mentre una doppia scala simmetrica conduce dal cortile del Palazzo dell’Università a una terrazza panoramica che affaccia sul retrostante bastione. Degne di rilievo l’Aula Magna e l’Ufficio del Rettore, nonché la Sala che fin dagli albori ospitò la Biblioteca, nota come “Sala Settecentesca”. Il palazzo del Seminario, che ospitò l’istituzione fino alla metà degli anni Cinquanta del Novecento, fu ceduto all’Ateneo dall’allora Vescovo Monsignor Paolo Botto. Restaurato parzialmente negli anni Sessanta, ospitò fin d’allora, al primo piano, le sale e gli uffici della Biblioteca. Oggetto di un nuovo restauro negli anni Ottanta, fu destinato, al piano superiore, a ospitare uffici dell’Università e al piano seminterrato il Centro di Calcolo della stessa. Al piano terra, si trovano le sale della “Collezione sarda Luigi Piloni”, anch’essa appartenente all’Università, e la Cappella dell’ex Seminario, dove è custodita la parte più antica e significativa del patrimonio raro e di pregio della Biblioteca.