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In biblioteca é presente un cospicuo numero di cartoline stampate tra i secoli XIX e XX. E’ una raccolta iconografica importante perché ci mostra vedute delle città, dei borghi e dei paesaggi della Sardegna. Le differenze sostanziali rispetto a quelle dei giorni nostri sono il formato (di solito 9×14 centimetri) e l’immagine in bianco e nero.


Il mercato civico, progettato dall’ingegner Enrico Melis e inaugurato nel 1886 nel Largo Carlo Felice, era formato da due edifici distinti separati da una strada, chiamata oggi via del Mercato vecchio. Il complesso venne demolito intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso, per lasciare posto ad alcune banche. A testimoniare l’attività del mercato vecchio, oltre alle immagini e alla memoria dei Cagliaritani, e alle pagine di diversi autori che visitarono la città, rimane la descrizione, forse la più nota, che il celebre scrittore inglese D. H. Lawrence riporta nel suo “Sea and Sardegna”. Nel libro, l’autore racconta l’esperienza nella nostra isola, in occasione del viaggio che intraprese nel 1921 accompagnato dalla moglie Frieda. Durante la sua permanenza a Cagliari visitò il mercato rimanendone affascinato. In particolare descrive i “piccioccheddus de crobi” (i ragazzi della cesta), ragazzini poverissimi che sostavano all’esterno del mercato. Per pochi spiccioli erano soliti accompagnare le signore fino a casa, portando loro la spesa dentro enormi ceste intrecciate che tenevano sopra il capo. All’interno del mercato a conquistarlo sono il tripudio di colori e la varietà di prodotti in vendita, mentre la moglie, “l’Ape regina” viene attratta dalla convenienza dei prezzi. «Voglio venire ad abitare a Cagliari per fare la spesa qui – dice l’Ape Regina – Voglio uno di quei grandi panieri».
Nel 1959 fu inaugurato, nel nuovo quartiere di San Benedetto, in un’area che andava allora espandendosi, il nuovo Mercato civico di Cagliari; è il mercato coperto più grande d’Italia, e uno dei più importanti d’Europa, ma il fascino del Mercato vecchio, con la sue lastre di vetro sorrette da struttura di ferro e ghisa, non ha eguali, e mentre ammiriamo le immagini, anche noi, che non eravamo ancora nati quando fu demolito, siamo sommersi da un’ondata di nostalgia.


In questo acquerello viene riprodotto il ballo tondo, un’antica danza popolare praticata in tutta la Sardegna, specialmente nelle zone centrali dell’isola. Considerata la vera danza nazionale dei sardi viene eseguita in occasioni di feste, manifestazioni e rassegne folkloristiche creando un’atmosfera gioiosa.

Con questa pregevole stampa l’autore, Simone Manca di Mores, artista sassarese vissuto nel XIX secolo noto per aver ricoperto per lunghi anni importanti cariche politiche nella sua città, dimostra la sua straordinaria padronanza della tecnica dell’acquerello.

Simone Manca di Mores (Sassari 1809-1900).
Stampa DX 16


Queste belle cartoline d’epoca raffigurano il largo Carlo Felice, uno dei punti di snodo centrali di Cagliari, che prese il nome dalla statua del sovrano Sabaudo Carlo Felice. In particolare l’ultima ci mostra la statua di Carlo Felice nelle vesti di un soldato romano. L’opera venne preparata in gesso, come modello, dallo scultore sassarese Andrea Galassi e successivamente fusa in bronzo nel Regio Arsenale di Cagliari. Venne posizionata sopra un basamento in granito solo nel 1860, diversi anni dopo la sua realizzazione. In origine il braccio destro del sovrano avrebbe dovuto indicare la direzione della strada Regia per Porto Torres, ma in realtà indica il lato opposto. Le iscrizioni commemorative poste ai quattro lati del piedistallo sono opera di Pietro Martini, storico cagliaritano che ha diretto la biblioteca universitaria di Cagliari dal 1842 al 1866, anno della sua morte.


Oggi ricordiamo come appariva Cagliari tra il XIX e XX secolo, con le sue vie più importanti, le piazze e i monumenti.